Twitter dice di no ai tweet politici sponsorizzati
Chi frequenta da professionista il mondo dei media conosce bene la differenza tra messaggi che circolano sui cosiddetti media earned e contenuti pensati appositamente, invece, per i media paid: se i primi sono in genere percepiti come più spontanei e credibili, i secondi sono strategicamente progettati perché risultino su misura per l’utente che si intende raggiungere e proprio per questo hanno più possibilità di farlo. Quando il messaggio in questione è un messaggio di natura politica i rischi si fanno «significativi» dal momento che, diversamente da quanto accade per i messaggi di natura semplicemente commerciale per esempio, in gioco c’è la possibilità di «influenzare il voto», cosa che incide a valle «sulla vita di milioni di persone», continua Dorsey
I precedenti storici, insomma, non possono che aver orientato la decisione di Twitter di non accettare più annunci politici in tutto il mondo per prepararsi alle prossime tornate elettorali (la nuova policy di Twitter dovrebbe essere in vigore infatti già dal 22 novembre 2019 e dopo aver dato un tempo ragionevole a marketer e staff politici che attualmente investono in pubblicità su Twitter per rivedere la propria strategia). Dallo scandalo Cambridge Analytica in poi, infatti, questioni come quelle del micro-targeting o delle dark ads sono diventate di dominio diffuso, costringendo le piattaforme digitali a mostrarsi responsabili rispetto all’impatto e alle sfide che le frontiere più nuove della digital advertising possono porre al discorso pubblico e al suo stato di salute.