Personal Branding
Un mercato del lavoro altamente concorrenziale richiede, ormai, di promuovere se stessi come un brand, indipendentemente dal settore specifico di riferimento e dal proprio grado di carriera. Non solo, insomma, chi vuole fare business online ha bisogno di emergere e riuscire a far distinguere il proprio brand. Anche per unfreelance, per esempio, fare (bene) personal branding può avere un ritorno concreto – ed economico – in termini di nuove collaborazioni, più clienti, nuovi progetti. In questo caso più che mai bisogna puntare sullo storytelling, sul narrare cioè la propria storia come persona e come professionista, facendosi aiutare, eventualmente, in questo racconto da persone con cui si abbia già avuto modo di collaborare e che siano in grado di fornire quindi valutazioni che verranno percepite come fondate, più naturalmente credibili. Del resto, oggi si effettuano ricerche online prima di fare qualsiasi cosa, comprare l’ultimo gadget hi-tech, come prenotare una visita medica: da utenti, serve ad assicurarsi di stare facendo la scelta giusta, migliore per sé; per un professionista o, più in generale, per chi offra quel prodotto o servizio la via del personal branding è di conseguenza anche quella migliore per rendersi trovabile, migliorare, se ce ne dovesse essere bisogno, la propria reputazione o semplicemente incontrare la domanda. Proprio a proposito del rendersi trovabile, anche per chi si affaccia per la prima volta nel mondo del lavoro fare personal branding può rivelarsi strategico. Soprattutto se lo si fa sui social: la maggior parte dei reparti HR, infatti, fa ormai social recruiting e cioè spulcia i profili sui principali social network dei possibili candidati alla ricerca di competenze ed esperienze pregresse chiave e che li rendano i candidati migliori per la singola vacancy.