Perchè Facebook diventa Meta cambiando nome e logo?
l futuro è oggi. Il Ceo di Facebook Mark Zuckerberg ha ufficializzato il cambio di nome della popolare piattaforma social che da oggi si chiamerà Meta. “Siamo all’inizio del prossimo capitolo di internet e del prossimo capitolo della nostra società”, ha aggiunto spiegando che “Facebook è uno dei prodotti più usati nella storia. È un marchio icona fra i social media ma sempre di più non include tutto quello che facciamo. Voglio ancorare il nostro lavoro e la nostra identità a quello che costruiamo andando avanti”.
Il nome oltre a cercare di cancellare i problemi con le varie agenzie regolatrici e far dimenticare le polemiche sulle rivelazioni dei Facebook Papers, mostra la volontà dell’azienda di guardare al metaverso. Con lo stesso Zuckerberg che annuncia solo nel finale la rivoluzione: “C’è un’altra cosa di cui voglio parlare con voi oggi”, ha detto dopo aver parlato per oltre un’ora. E ha presentando Meta, “nome che deriva dal greco e che significa dopo, al di là“.
La nuova realtà di Facebook include Instagram, Messenger, Quest VR, la piattaforma Horizon VR e molto altro: “Siamo visti come un social media ma nel nostro dna siamo una società che costruisce tecnologia per connettere le persone. Mi auguro che nel tempo saremo visti come una società di metaverso”, ha messo in evidenza Zuckerberg, prevedendo che proprio il metaverso raggiungerà un miliardo di persone nel prossimo decennio. Sarà un posto dove la gente potrà interagire, lavorare e creare prodotti e contenuti in un nuovo ecosistema che potrebbe creare milioni di posti di lavoro per i creatori.
Quello che cambia è soltanto il nome della società che controlla le piattaforme, mentre il social network continuerà a chiamarsi Facebook. Nella videoconferenza è stato anche presentato il logo di Meta: è azzurro come quello di Facebook e ricorda il simbolo dell’infinito.
La decisione di Facebook è arrivata a pochi giorni di distanza dalla diffusione di numerosi documenti interni forniti a vari giornali americani dalla whistleblower ed ex dipendente dell’azienda Frances Haugen. I documenti, chiamati ‘Facebook Papers’, amplificano e raccontano nel dettaglio i fallimenti della dirigenza di Facebook nel contenere la disinformazione e l’incitamento all’odio e alla violenza sulla piattaforma, a volte per carenza di mezzi tecnici, e a volte per non danneggiare i profitti che derivano dall’attività delle persone su Facebook.
Cambiare logo e addirittura nome sembra a molti un’operazione inutile se non dannosa. Invece se fatta al momento giusto può diventare molto più di un semplice “cambio d’abito”, ma permettere alle aziende di non essere più confinate in un recinto ma di abbracciare nuovi settori senza essere definite da un nome che può diventare obsoleto.